26 maggio 2007

Powers & Supplies (quasi un prologo)

Quando uscì il film tratto dal Codice Da Vinci, il libraccio bestseller di Dan Brown, la Chiesa Cattolica scatenò una massiccia campagna contro il film ed il libro. I telegiornali si riempirono di preti che si affannavano a spiegare che sotto la piramide del Louvre non è nascosto nessun Santo Graal e che Gesù e la Maddalena erano solo buoni amici. Il plastico della villetta di Cogne dovette far posto, nello studio di Porta a Porta, ad eminenti teologi e storici del cristianesimo che spiegavano dottamente che le teorie dello scribacchino erano baggianate copiate qua e là e messe insieme alla meno peggio. L'Opus Dei ci tenne a precisare di non essere un'associazione a delinquere segreta come veniva presentata nel libro (e in effetti la realtà è molto peggiore). Ma ce n'era bisogno? Che la Chiesa abbia paura di storie come queste è solo un indicatore dell'opinione estremamente bassa che hanno le gerarchie vaticane della profondità della fede delle loro pecorelle. Certo che passare da Padre Pio a Dan Brown è abbastanza facile, come passare da un'ignoranza un po' arretrata ad un'ignoranza più moderna e globalizzata.

Qui al CERN l'ufficio stampa ha adottato delle strategie più intelligenti rispetto all'Osservatore Romano: quando l'attenzione dei media si è spostata su Angels & Demons, la seconda eccezionale opera dello scrittore di successo, il bestseller fotocopia dell'altro, ambientato proprio al CERN, nessuno si è scaldato più di tanto. Eppure di teorie bizzarre da smentire ce n'erano: si poteva infatti spiegare che al CERN si produce davvero l'antimateria, ma in quantità così irrisorie da rendere difficile la creazione di un anticupolone di San Pietro da scagliare sopra il Vaticano (non so se era proprio così) o di un antipapa di antimateria di nome Regniztar, aperto sostenitore delle coppie di fatto. Vespa non ha invitato Rubbia e Zichichi a spiegare l'impossibilità di trafugare antimateria dal CERN, e non ha dedicato una serata a mostrare le possibili vie d'uscita sul plastico del sito di Meyrin. Al contrario, il CERN ha utilizzato il libraccio per farsi pubblicità, ne ha acquistato alcune copie da mettere in biblioteca, tutti si sono rallegrati dell'impennata delle visite esterne al sito www.cern.ch ed è solo stata approntata una paginetta in cui si spiega che cosa è fiction (leggi: dove le ha sparate più grosse) e che cosa è vero nel libro.

Does CERN exist? è la prima delle domande che evidentemente molti fisici si sono sentiti fare dalla gente che aveva letto il libro. Ebbene sì, fortunatamente il CERN esiste, e addirittura mi ha anche preso a fare il dottorato qui. Gli edifici del CERN non sono però di mattoni rossi come la specie di college americano descritta da Dan Brown, sono per lo più palazzi stile anni '50 e '60 e per niente futuristici.

Harvard

Il CERN descritto da Dan Brown (in realtà è Harvard)


CERN sul sito di Dan BrownIl vero building 40

La foto del CERN nel sito di Dan Brown (in questo caso si è dovuto arrendere all'assenza di mattoncini rossi) e lo stesso edificio in una foto un po' più realistica

X-34 Nelle prime pagine del libro, dicono, il protagonista arriva dagli Stati Uniti a bordo dell'aereo privato del CERN (l'X-34) e poi percorre a tutta velocità la strada dall'aeroporto al CERN. In quella strada, che percorro tutte le mattine, si nasconde in realtà un'insidia ben più pericolosa di tutta l'antimateria prodotta nel laboratorio: gli autovelox svizzeri!

Vi volevo a questo punto parlare di quello che in realtà sto facendo qui nel mio lavoro / dottorato, in pratica la versione soft della presentazione che ho fatto a Firenze la settimana scorsa, ma mi sono lasciato prendere da Dan Brown, e ne parlerò forse in una prossima puntata.

Oppure potrei iniziare a scrivere anch'io un thriller noir ambientato al CERN. Naturalmente ci vuole qualcosa di molto pulp, con sangue e delitti efferati. Proviamo l'incipit:

"L'ho scoperto per caso" - stava dicendo il giovane technical student della safety commission all'ispettore della polizia ginevrina accorso sul posto - "Sa, io non dormo più di tre ore per notte, quindi - dato che ieri mi avevano cambiato per l'ennesima volta le specifiche dell'applicazione - ho pensato di andare a lavorare dalle tre alle cinque dopo essere uscito dalla discoteca. Mi stavo dirigendo in ufficio e ho preso una scorciatoia che passava dal building 186. In quel momento ho visto il corpo penzolare da uno dei rack dei power supply...".
Ai piedi dell'ispettore si trovava una scatola di un gioco da tavola, macchiata di sangue. Era stata aperta, ed il suo contenuto, alcuni robottini e vari tipi di carte, era disposto sul pavimento a formare una scritta inquietante: UNGLAUBLICH.

13 maggio 2007

Sicurezza nazionale

Nel 1969 il Congresso degli Stati Uniti doveva decidere se accordare un finanziamento di 250 milioni di dollari per costruire un nuovo acceleratore al Fermilab. Fu ascoltato anche il famoso fisico Robert Wilson.
Robert Wilson
Il senatore John Pastore, di Rhode Island, voleva sapere la ragione per cui il governo avrebbe dovuto spendere così tanti soldi per un progetto del genere. L'acceleratore aveva qualcosa a che fare con il miglioramento della "sicurezza nazionale"?
WILSON: No signore, non credo.  

PASTORE: Ma proprio per niente?
WILSON: Assolutamente no.
PASTORE: Quindi sotto questo punto di vista non ha alcun valore?
WILSON: Ha solo a che fare con il rispetto che mostriamo uno verso l'altro, con la dignità umana, l'amore per la cultura... Ha a che fare con domande quali siamo buoni pittori, buoni scultori, grandi poeti? Voglio dire tutte le cose che davvero ammiriamo di questo paese e per le quali ci sentiamo patrioti... Non ha niente a che vedere direttamente con la difesa del nostro paese, a parte renderlo degno di essere difeso.
(da The New Yorker, segnalato da Verena)